"Le città Invisibili" e il 18 dicembre a scuola


4.3.16



Sono già quattro anni che la nostra scuola festeggia il 18 dicembre, Giornata Internazionale per i Diritti dei Migranti con canti, balli, interventi, proiezioni, laboratori e degustazione culinaria.  Per noi, scuola dove convivono più di 19 diverse nazionalità, dove la maggioranza dei bambini non ha la cittadinanza italiana, vuol dire festeggiare una condizione che ci è vicina e comune, che in qualche modo, diretto o tangente, ci appartiene.

Quest’anno il tema proposto per la festa è stato  “Le Città Invisibili”, testo di Italo Calvino.  Lo straordinario immaginario fantastico che offre il libro, la poesia che vive “di nascosto” (appunto, invisibile) nelle nostre città sono stati gli spunti per aprire la giornata a riflessioni, dibattiti, confronti, esperienze. 

Calvino, nella veste di Marco Polo, nei suoi racconti di grande viaggiatore, rappresenta non la città fisica, visibile, ma a partire da immagini oniriche, ricche e suggestive, compone un tracciato delle città interne che vivono in ognuno di noi (quelle appunto non visibili), fatte di memorie, di rapporti, di desideri, di segni, di nomi, di morte.  Rappresenta così le città intime, che sussistono nelle nostre emozioni, nei nostri ricordi; quelle città possibili, desiderabili, le città che vorremmo, ma anche le città indesiderate, dolorose, miserabili.

Ho colto lo spunto per proporre alle maestre di realizzare dei laboratori per i bambini dell'infanzia, a partire dalla lettura di Calvino, e ho condotto così, grazie anche all'aiuto di numerosi genitori, due laboratori diversi ispirati a due delle città raccontate nel libro. 







Le due città in questione sono “CLOE” (La città e gli scambi, capitolo III del libro) ed “ERSILIA” (La città e gli scambi, V capitolo del libro).  Nella prima “(…)le persone che passano per le vie non si conoscono (…)”; la città si configura così come un alloggio dove non esistono rapporti tra gli esseri che la popolano; solo gli sguardi si incrociano, i pensieri, i desideri, l’immaginazione delle persone viaggia separatamente inventando possibili momenti d’incontro che non si avverano mai.  La città rimane così casta, anonima e solitaria.  Nella seconda invece “(…) per stabilire i rapporti che reggono la vita della città, gli abitanti tendono dei fili tra gli spigoli delle case (…)”; i rapporti, dunque, si rivelano tangibili, reali, solo che una volta che l’intreccio di fili diventa tale da non poter più essere attraversato, gli abitanti abbandonano le città, smontano le case, e solo i fili rimangono attaccati ai loro sostegni.










"Cloe" ed "Ersilia" sono due visioni di città antagoniste e rappresentano una parte di ciò che potrebbe essere la città del migrante. La prima fatta di silenzio, di timidi e sfuggenti sguardi, di desideri e pensieri mai rivelati.  La popolano abitanti nascosti dietro le maschere delle loro apparenze stravaganti; incapaci di stabilire rapporti reali con gli altri.  La seconda fatta invece di legami tangibili tra le persone, tanto forti da rimanere intatti anche nell'assenza ma tanto intricati da diventare insostenibili.

Nella tensione tra queste due città si trova la quella ideale, alla quale aspiriamo.







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Ringrazio tutti i genitori che hanno voluto partecipare alla costruzione e alla realizzazione dei laboratori, alle maestre della scuola d'infanzia e alla coordinatrice Angela Scordino per accogliere la nostra proposta e permetterci di lavorare liberamente con i bambini. 







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